Addio al geoblocking e alle altre forme di barriere nei confronti dei consumatori o restrizioni agli acquisti online in Europa sulla base della residenza.
Il Parlamento europeo ha infatti dato il via libera definitivo alle nuove norme che mettono fine, per la fine dell'anno, alle limitazioni allo shopping online e che mirano a spingere l'e-commerce. Il provvedimento si applica però solo alla vendita di accessori, servizi (da voli aerei ad auto a noleggio, biglietti di concerti o viaggi), e prodotti non coperti da copyright: restano esclusi invece gli acquisti di musica, video, film, serie tv, e-book, giochi, app e tutti gli altri prodotti digitali protetti dal diritto d'autore.
La nuova normativa impedisce ai commercianti di imporre prezzi e condizioni diverse per i consumatori nazionali e per quelli degli altri paesi UE, indipendentemente dal luogo della loro residenza o dal Paese che ha emesso la carta di credito o di debito con cui si procede all'acquisto. Si mette così fine al reindirizzamento.
Ad esempio, una persona in Italia vuole comprare un capo di abbigliamento su un sito francese, lo mette nel carrello, controlla di aver scelto la taglia e il colore giusti e clicca su "Procedi all'acquisto". A quel punto sullo schermo appare il messaggio "la stiamo reindirizzando sulla pagina italiana del sito" e automaticamente appare la versione italiana del sito, in cui l’articolo scelto però non è disponibile. Questo è il reindirizzo automatico ed è uno dei tanti modi in cui si manifestano i blocchi geografici, impedendo ai consumatori di scegliere i negozi online che preferiscono.
La nuova normativa pone fine anche al blocco degli acquisti una volta arrivati al momento del pagamento, quando sulla base della nazionalità della carta bancaria la transazione viene annullata.
Secondo uno studio della Commissione europea, nel 2017 il 57% degli europei ha realizzato acquisti online, una percentuale che sale al 68% per chi frequenta abitualmente la rete, mentre un terzo dei consumatori si è rivolto a negozi di un altro Paese UE. Ma solo nel 37% dei tentativi di acquisto da parte di utenti di uno stato membro su un sito web di un altro Paese europeo è andato a buon fine.
Fonte: Dipartimento per le Politiche europee presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri